Israel day by day
domenica 6 luglio 2014
sabato 11 gennaio 2014
Oggi è morto Arik Sharon, ma in realtà era già morto otto anni fa, quando entrò in coma dopo un ictus , e oggi è solo spirato, dopo una settimana di agonia .
Arik era prima di tutto un soldato, un condottiero nella guerra di Kippur nel Sinai e il responsabile di Sabra e Shatila in Libano.
Un uomo coraggioso e un leader coraggioso, non aveva paura di nulla e di nessuno , neanche della morte , e gli ci son voluti otto anni e una settimana perché si arrendesse all’inevitabile . Il cuore, fortissimo, non cedeva.
Uomo di destra e odiato dalla sinistra, è morto odiato dalla destra e moderatamente rivalutato dalla sinistra per avere smantellato negli ultimi mesi della sua vita, le colonie della Striscia di Gaza .
Sapeva essere freddo , crudele e vendicativo , ma sapeva anche essere affettuoso e fedele e carismatico, era diretto ma anche molto manipolativo, sapeva essere durissimo ma anche affettuoso.
Era un politico di altri tempi, di un altro secolo, e non lasciava nessuno indifferente, mai.
lunedì 19 novembre 2012
attesa
altra giornata di attesa.
attesa di cosa?
è come se fossimo tutti ad attendere che succeda qualcosa.
tregua? cessate il fuoco?
missile ?
ogni rumore ti innervosisce.
me ne sto in casa a scrivere ( sto scrivendo un giallo) l'aria è bella tiepida . si starebbe così bene. i carri armati continuano a scendere verso sud. sabato li ho visti, erano tutti infangati. e se me ne andassi al mare?
ci vado.
sabato 17 novembre 2012
Il leader di Hamas, Jabari, ucciso mentre si discuteva una tregua a lungo termine di Nir Hasson - 17/11/2012
Ore prima di essere ucciso, l’uomo forte di Hamas, Ahmed Jabari, aveva ricevuto la bozza di un accordo di tregua permanente con Israele, che comprendeva meccanismi per mantenere il cessate il fuoco nel caso di scontri tra Israele e le fazioni della Striscia di Gaza. La notizia viene dall’attivista pacifista israeliano Gershon Baskin, che ha contribuito ha mediare tra Israele e Hamas nelle trattative per il rilascio di Gilad Shalit e da allora ha mantenuto un rapporto con dirigenti di Hamas.
Baskin ha dichiarato giovedì ad Haaretz che alti dirigenti israeliani erano al corrente dei suoi contatti con Hamas e i servizi segreti egiziani, mirati a formulare una tregua permanente ma che, ciò nonostante, essi hanno approvato l’assassinio.
“Penso che abbiano commesso un errore strategico,” ha affermato Baskin, un errore “che costerà la vita di un grande numero di innocenti di entrambe le parti.”
“Questo sangue avrebbe potuto essere risparmiato. Quelli che hanno preso la decisione devono essere giudicati dagli elettori, ma, con mio rammarico, otterranno più voti proprio per questo,” ha aggiunto.
Baskin aveva fatto la conoscenza di Jabari quando aveva operato come mediatori tra David Meidin, il rappresentante israeliano nei negoziati per Shalit, e Jabari. “Jabari era l’onnipotente in carica. Riceveva sempre i messaggi tramite un terzo, Razi Hamad di Hamas, che lo chiamava Mister J.”.
Baskin aveva inviato messaggi quotidiani per mesi prima della formulazione dell’accordo. Aveva mantenuto aperto il canale di comunicazione con Gaza anche dopo il completamento dell’accordo su Shalit.
Secondo Baskin, negli ultimi due anni Jabari aveva interiorizzato la consapevolezza che le tornate di ostilità con Israele non erano di beneficio né ad Hamas né agli abitanti della Striscia di Gaza e causavano soltanto sofferenze, e aveva agito molte volte per evitare di lanci di Hamas contro Israele.
Ha affermato che anche quando Hamas era stato forzato a partecipare al lancio di razzi, i suoi razzi finivano sempre in spazi israeliani aperti. “E ciò era voluto,” ha chiarito Baskin.
Nei mesi recenti Baskin è stato continuamente in contatto con dirigenti di Hamas e anche con i servizi segreti egiziani, nonché con dirigenti di Israele, i cui nomi rifiuta di divulgare. Alcuni mesi fa Baskin ha mostrato al ministro della difesa, Ehud Barak, una bozza dell’accordo e sulla base di tale bozza è stato creato un comitato interministeriale sul problema. L’accordo doveva essere la base per una tregua permanente tra Israele e Hamas, che avrebbe prevenuto le ripetute tornate di scontri.
“In Israele,” Baskin ha detto, “hanno deciso di non decidere e nei mesi recenti ho preso l’iniziativa di sollecitare di nuovo.” Nelle settimane recenti egli ha rinnovato il contatto con Hamas e con l’Egitto e proprio questa settimana era in Egitto a incontrare personaggi di vertice del sistema dei servizi segreti e con un rappresentante di Hamas. Egli afferma di essersi formato l’impressione che la pressione esercitata dagli egiziani sui palestinesi perché smettano gli attacchi sia stata seria e sincera.
“Era destinato a morire; non un angelo né un giusto uomo di pace,” ha detto Baskin di Jabari e dei suoi sentimenti dopo l’uccisione, “ma il suo assassinio ha ucciso anche la possibilità di ottenere una tregua e anche la capacità di operare dei mediatori egiziani. Dopo l’assassinio ho parlato, arrabbiato, con quelli di Israele e loro mi hanno detto: “Ti abbiamo sentito e stiamo chiamandoti per chiedere se hai sentito qualcosa dagli egiziani o da Gaza.”
Dopo l’assassinio Baskin ha avuto contatti con gli egiziani ma non con i palestinesi. Secondo lui, gli egiziani sono molto razionali. Hanno detto che è necessario lasciare che si asciughi il sangue fresco. “La gente dei servizi segreti egiziani sta facendo quel che sta facendo con il permesso e l’autorizzazione del regime e apparentemente è gente che crede molto in questo lavoro,” afferma.
“Io, fondamentalmente, sono triste. E’ una cosa triste per me. Sto assistendo all’uccisione di persone ed è questo a rendermi triste. Mi dico che con ogni persona che è uccisa stiamo procreando la prossima generazione di odiatori e terroristi,” aggiunge Baskin.
e rieccomi al blog.
Siamo a quattro giorni di " guerra" perchè non di vera e propria guerra si tratta....non saprei che nome dare a questa strana situazione. mi sembra una guerra finta da cui nessuna delle parti guadagnerà qualcosa, neanche il minimo guadagno. ( i morti veri invece ci sono , a Gaza e Kiriat Malachi ,e loro di certo hanno già perso al 100%)
e naturalmente non è per niente finta per chi a Beer Sheva, Nahal Oz o Ashdod ( quest'ultima è praticamente qui dietro l'angolo da Tel Aviv ) passa giornate intiere in rifugio. e un pò neanche per me.
Ma non ho paura. Questione di età , penso. E poi non ho bambini piccoli di cui preoccuparmi.
Durante la guerra del golfo, vent'anni fa, tutti gli altri membri della famiglia ( due figli e un marito) erano stati arruolati, ed ero sola con Joni.
Cmq non ho rifugio, non ho una stanza, dico una, che non abbia finestre, quindi anche se avessi paura neanche volendo non saprei dove rifugiarmi
Oggi, due giorni dopo gli allarmi e i missili su tel aviv - che per fortuna sono tutti finiti in mare vicino a Jaffa - Tel Aviv sembra normale: il teatro dietro casa mia funziona normalmente , le strade sono quasi normalmente affollate, in spiaggia stamattina malgrado il cielo grigio c'era anche un bel gruppo di italiani Ma normale non è. Come suona l'allarme , la sorpresa ti prende allo stomaco. è un riflesso normale, immagino.
e i politici?
i politici sono gli unici che se la stanno godendosela alla grande passando da una intervista alla radio a una alla televisione , e in più alla vigilia delle elezioni , una vera pacchia, tutto tempo televisivo regalato.
oggi il generale Russo ( bellissimo uomo tra l'altro...) ha detto che questa guerra finta potrebbe continuare ancora settimane.
Io credo di no.
domenica 3 giugno 2012
madonna in israele
Lo dico io non lo dico?
Lo dico . Non li reggo più questi mega star . No, non la reggo , Madonna.
Per una settimana, qui a Tel Aviv , la bionda rock star è stata praticamente la mia vicina di casa e sabato scorso sono persino inceppata sui suoi figli al mare, nella spiaggia di Frishman. Uno biondo, due neri . Si dà il caso, infatti, che la sua vita a Tel Aviv si svolga tutta dietro casa mia tra il centro della Kabalà (in cui l'ho vista entrare , senza sapere che era lei , dopo che i paparazzi, sfiniti, se n'erano ormai andati , a mezzanotte) e l'Hotel Dan di fronte al mare. Ma è stata qui a modo suo: Madonna e i rock star del suo genere, moderni dei, vivono in un mondo parallelo. Un mondo in cui all'interno dello stadio del concerto vengono costruite 34 stanze apposta per loro (compresa una stanza per la sarta personale e la massaggiatrice personale e l'estetista personale e la lavanderia personale e una nursery di 100 metri con ingresso solo dalla stanza della star). Un mondo in cui il contatto con la realtà quotidiana è sempre più flebile, fino a quasi sparire.
Ha detto di credere nella pace, così , in generale. Sacerdotessa della religione in cui lei è la Madonna ha affermato che i suoi fans , in quanto tali, non possono non credere nella pace, così in generale .E ha invitato al concerto tutte , o quasi tutte le ong israelo-palestinesi per la pace. Alcuni non hanno accettato l'invito (ricordando alla regina del pop che in tutte le sue visite in Israele non si era mai e poi mai interessata di pace), quelli che hanno deciso di accettare si sono trovati , seduti nei peggiori posti in assoluto dello stadio, tra 33000 fans urlanti ( una trentina di fans si son persino sentiti male) a godere lo spettacolo dell'ingresso della dea , tra ballerini vestiti da frati, suono di campane, oscure preghiere in ebraico e lei che esce da una croce.
E lo spettacolo è stato naturalmente curato e bello e entusiasmante e straordinario e del tutto vuoto e inutile, e per un attimo questo paese si è sentito come un paese normale , in cui succedono cose normali come l'inizio di un tour internazionale di una star internazionale.
Adesso è partita.
Mi ha scritto un fan di madonna , mio lettore, chiedendomi se ero ad Abu Dhabi.
No , gli ho risposto, sono a Tel Aviv.
E Madonna? Mi ha chiesto.
È come se qui non ci fosse mai stata, ho risposto.
venerdì 20 aprile 2012
una lettera che ho ricevuto ieri, tradotta liberamente e un pò accorciata
Scrivo queste righe dopo quattordici anni in cui sono stato zitto.... cercherò di mettere sulla carta i miei pensieri e i miei sentimenti a proposito dell'incidente avvenuto il 26 febbraio 1998.
Il mio nome è G. L. e suo figlio Yoni è stato il mio amatissimo comandante durante il servizio militare all'avamposto Karkom in Libano.
Ogni anno per il Giorno della Memoria in Israele penso a suo figlio..
Ogni anno mi sono detto che dovevo venire a incontrarmi con voi durante il Memorial Day.
Perchè devo la mia vita a suo figlio .
Vede, è stato lui che mi ha bloccato e non mi ha permesso di salire per primo alla piattaforma di osservazione come gli avevo chiesto, lui che mi ha impedito di essere in una posizione che mi avrebbe ucciso. Lui che è morto al mio posto quel maledetto giorno -.
Sono l'ultima persona che lo ha visto prima della sua morte, il primo a soccorerlo dal ponte di osservazione insieme ad altri combattenti feriti e uccisi.(...)
Poi, al funerale mi hanno permesso di venire. Sono rimasto all'avamposto.
Alcuni giorni dopo, durante i sette giorni di lutto , sono venuto a trovarvi ma certo non vi ricordate di me.
(...) Yoni era un comandante straordinario ,sempre sorridente , allegro, un ragazzo che dava tutto di se ai suoi soldati e ai suoi amici . Sarà sempre ricordato come un ragazzo straordinario, pieno di amore e di valori umani, da lui ho imparato molto e solo grazie a lui sono vivo oggi.
vi auguro fortuna, salute e longevità
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