venerdì 27 agosto 2010

silenzio



venerdì 27.
mi sono svegliata nello strano silenzio della casa vuota....bello ma strano.
fuori di casa stanno organizzando la festa di Virgoletta coi tavoli stesi fin davanti alla mia porta di casa, e adesso vado anch'io ad aiutare .
sabato 28.
questa notte ,all'una di notte, è suonato il cellulare . ho preso una gran paura.
era l'allarme di casa a Tel Aviv .
Surreale.
il primo giorno di festa di virgoletta , ieri sera, non è andato un granchè. volevano ballare , invece ha piovuto e son dovuti scappar via di corsa. oggi il tempo pare stia migliorando. oggi ci sarà il secondo giorno di gran festa.
p.s. A tutti coloro che mi scrivono, qui o su facebook o per mail, grazie grazie grazie.adoro ricevere le vostre lettere, i commenti, i messaggi.
p.p.s Miriam, è Michal, quella pazza di mia figlia , che aspetta il quarto bambino.

mercoledì 25 agosto 2010

album di famiglia







prima sono partiti da virgoletta sharon mio genero , avraham ( mio marito) e le gemelle per la felicità di yuvi , il più piccolo di michal che le amava-odiava alla follia.
e con la migliore tradizione della mia mamma , che quando partivamo , per non lasciarsi prendere dall'angoscia , ci toglieva praticamente le lenzuola da sotto il sedere e le infilava in lavatrice insieme agli asciugamani mentre il papà ci sussurrava facendo finta di niente la "birchat cohanim", anch'io mi son data alle lenzuola, che sono già lavate e piegate e quasi nell'armadio.
quattro giorni dopo, oggi, alle quattro di mattina , è partita la michal con tre bambini mezzi addormentati , alla guida dell'automobile a noleggio, per malpensa.
non ne ha voluto sapere che l'accompagnassi a milano e del resto ha quasi quarant'anni.
ha ragione lei.
le loro lenzuola e asciugamani sono già in lavatrice.
ogni volta che partivamo il papà e la mamma temevano di non vederci mai più.
e così è successo , prima col papà.
poi con la mamma.
e più tardi a me, con joni.
per quello sono diventata un pò ansiosa.
adesso sono le cinque e mi sembra che stando sveglia li accompagni un pò a Malpensa.
ma li rivedrò presto. tra una settimana torno a casa anch'io , a montagne di posta e di cose da fare.
subito dopo è capodanno (ebraico).
e si torna alla vita normale. (?)
nelle foto ( si finisce sempre per fotografare i più piccoli) : Gaia sulla porta di casa, pronta a partire,Lia assaggia il suo pomodoro appena raccolto in giardino, dietro Michal , accanto Juvi; le gemelle in bikini,e le gemelle raccolgono more e lamponi, e magiano l'ultima pastasciutta prima di partire (poi vomitata in macchina).

martedì 24 agosto 2010

giorno di lavoro e virgoletta nella nebbia


non sono più abituata, dopo questa lunga vacanza, a stare tutto il giorno al computer a lavorare e a scrivere articoli in ebraico senza la tastiera in ebraico.
ieri l'ho fatto , e ieri sera mi è venuto un mal di schiena da non star più in piedi....
oggi invece , ultima giornata di vacanza di mia figlia michal e dei bambini , sto facendo baby sitter ai due maschi che come due decelebrati stanno davanti alla tivù ,mentre la grande e la madre sono andate in giro a fare spese.
michal comincia ad avere un bel pancino ( è il suo quarto) e io mi ci commuovo anche se penso che sia totalmente via di testa.....
adesso i due decelebrati sono scesi in giardino a sguazzare nella vascona che ho messo lì per loro, manche fosse una piscina olimpionica.


e stamattina ho fatto la "pommarola" con i miei pomodori ( il mio vicino irlandese dice che sta diventando un'ossessione) , il mio basilico e il mio peperoncino.
una squisitezza... c'è poco da ridere.

lunedì 23 agosto 2010

metodo feuerstein

"Se un bambino non riesce ad impararare , insegnagli tu un metodo con il quale possa imparare ad imparare"
Prof. Reuven Feuerstein
a tutti coloro che ne vogliono sapere di più , consiglio il blog della Professoressa Luisa Boninelli di Reggio Emilia, applicatrice del metodo Feuerstein http://www.unmomentostopensando.blogspot.com/

sabato 21 agosto 2010

ritorno a virgoletta


dopo jesolo ( non ho mai scritto perchè non avevo il computer e in compenso cinque nipoti più uno in arrivo) siamo tornati a virgoletta che quest'anno straripa di ospiti e malgrado il divieto estivo di sosta la piazza è ugualmente piena di macchine . tutti disabili, mi dicono.
certo che sono molto aumentati dall'anno scorso, i disabili.

aggiungo le foto delle gemelle, le più piccole tra i nipoti, che raccolgono more e lamponi qui vicino.

venerdì 6 agosto 2010

Gerusalemme , un bellissimo articolo scritto da mio nipote Daniele Lanza

Gerusalemme!

Oggi a Gerusalemme fa uno strano caldo.. Non c’è il sole. Non c’è riparo al calore. C’è solo un’enorme nuvola di polvere che sovrasta e invade tutta la città. Ogni angolo della città si ricopre velocemente di sabbia: vestiti, oggetti, persone. Oggi è impossibile dimenticarsi che in realtà la città si trova in mezzo a un deserto vero e proprio, la Giudea. La sabbia portata dal vento ti si appiccica addosso ed è impossibile sottrarsi al senso di soffocamento che la polvere porta con sé. Come respirare nell’acqua quando si sta annegando: non serve a niente e provarci fa più male che bene. Gli israeliani intorno a me sembrano del tutto indifferenti e noncuranti delle condizioni climatiche, probabilmente sono abituati o semplicemente accettano il loro destino per quello che è , soffrendo silenziosamente. Il vento del deserto che imperversa oggi si chiama Khamsin e nella zona soffia per un periodo compreso tra 50 giorni (da qui spiegato il nome dalla parola araba khamāsīn che significa appunto cinquanta) da aprile a maggio. È lo stesso vento che indebolì le forze di Napoleone nella Campagna d’Egitto e che dettò i tempi delle campagne dell’Africa settentrionale durante la Seconda Guerra Mondiale. È lo stesso vento che oggi soffoca Gerusalemme, incurante del fatto che siamo nel 2010 e che le condizioni climatiche dovrebbero smettere di essere rilevanti all’interno delle nostre giornate, indifferente alla visita ufficiale di Joe Biden vice presidente americano o al fatto che devo camminare avanti e indietro per tutta la città , allo Khamsin tutto ciò, oggi, non importa assolutamente. Ha deciso di trascinare tonnellate di polvere e di sabbia avanti indietro per il mondo a centinaia di kilometri l’ora, ed è quello che farà che piaccia o no. Nonostante tutti i tentativi di costruire una società moderna e occidentale la natura non si cambia. Questo è il Medio Oriente.
Continuo, così, ad arrampicarmi per quel complicato dedalo di strade che è Nachlaot, quartiere centrale di Gerusalemme , perdendomi tra vicoli e viuzze troppo strette per permettere il passaggio di un qualsiasi veicolo a motore. Case antiche e mal curate si alternano ad edifici nuovissimi, per quanto conservino lo stile architettonico della città, che spuntano rapidamente nel panorama: ricchi, poveri, religiosi, studenti e ogni tipo di etnia esistente al mondo convivono e condividono con apparente tolleranza questo ridottissimo angolo di terra. Si spartiscono quattro vie o poco più che collegano Rehavia, quartiere storico dove si trovano le residenze del Presidente dello stato e del primo ministro e più in generale di tutte le persone più altolocate della città, al mercato semicoperto di Machanè Yehuda. La densità delle case è claustrofobica e al contempo rincuorante, di fatto è un piccolo villaggio separato all’interno della città, come succede per molti altri quartieri di Gerusalemme. Il mercato è il mio obiettivo finale. Cammino e intanto cerco di respirare affannosamente nella bufera di sabbia e nelle strade in salita (ogni via di Gerusalemme è sempre inspiegabilmente in pendenza) .
Poco dopo arrivo, finalmente. Per qualche secondo, trovo un attimo di pace dalla calura: la posizione più elevata e la copertura dei tetti donano al suq un certo ristoro dal caldo, ma il conforto dura poco. Ben presto le urla dei venditori e la folla che intasa le due vie parallele del mercato mi riportano alla dura realtà. Il venerdì nelle ultime ore prima dell’inizio del sabato Machanè Yehuda e così Gerusalemme esprimono al meglio la loro vera natura mediterranea. Sia i commercianti che i compratori hanno poco tempo prima che il giorno termini, il rischio è che le merci restino invendute, o dall’altro lato che si torni a casa a mani vuote, perché non si è fatto in tempo a comprare tutto. Donne ultraortodosse e, in minor numero uomini, corrono freneticamente da una bancarella all’altra, seguiti da uno stuolo di figli che trascinano passeggini riadattati a carrelli della spesa, con l’ingrato compito di comprare cibo a sufficienza per un’intera squadra di calcio. Spesso, infatti, le famiglie di Gerusalemme sono composte anche da dieci e più persone. Spesso compaiono anche turisti, soprattutto americani, che con occhi sperduti osservano questa magnifica esperienza umana che è vedere un mercato, a tutti gli effetti medio orientale in un paese del tutto occidentale. Con grande interesse scoprono spezie e frutti mai visti e comprano di tutto, portandosi a casa una briciola di emozione della vita israeliana. I commercianti più interessanti, tra tutta l’incredibile varietà etnica, sono per lo più arabi, che vivono a Gerusalemme est o nella città vecchia: urlano a squarciagola i prezzi invitando la gente a comprare, cantano, parlano al cellulare, hanno sempre una sigaretta incollata sulle labbra e sbagliano rigorosamente a pronunciare correttamente i prezzi della merce. Più si avvicina il sabato più la frenesia aumenta. I venditori intravedono il rischio di rimanere con montagne di merce invenduta (torneranno, infatti, a lavorare solo domenica mattina), che dovranno buttare e perciò abbassano disperatamente i prezzi, aumentando, però, il volume delle grida. Si corre, così, a cercare le ultime offerte, gli acquisti degli ultimi minuti. Un’ora soltanto dopo tutto questo caos urbano, il sole tramonterà e la città, semplicemente, si spegnerà. Poche automobili e poche televisioni restano accese, all’improvviso e senza preavviso Gerusalemme torna al XIX secolo. Sembra di esser in una macchina del tempo ,si potrebbe credere, per venticinque ore, di essere in Polonia o in Russia .
Molti mi chiedono, ironicamente soprattutto gli israeliani, perché mai abbia fatto una scelta del genere. Perché con tutti gli stati del mondo, proprio Israele? Stupiti, mi chiedono: “Perché non sei rimasto in Italia?” Francamente è una domanda strana a cui è Difficile rispondere. In questi giorni di grande tensione in cui si temono la politica dell’Iran e le armi di Hamas, è complicato trovare una ragione per venire, per restare. D’altronde l’Europa è un mondo completamente diverso. Rispetto alla realtà culturale italiana, ancora così sostanzialmente omogenea, in Israele le culture s’incontrano e si scontrano, convivono e si sfidano in una lotta, apparentemente, senza fine. Tutte le componenti del mondo ebraico vi compaiono : è sempre impressionante sentire che ci sono ancora persone che parlano quotidianamente Yiddish o Ladino. Nella società israeliana, per esempio, non esiste quasi il formalismo linguistico, non c’è tempo né posto per il “lei” o per le lungaggini linguistiche. I professori universitari si rivolgono e si fanno chiamare per nome dai propri alunni e non per una mancanza di stima, tutt’altro, per rispetto reciproco e per senso di parità. Sotto la sfrontatezza israeliana si nascondono il rispetto gerarchico e una gran generosità. Molti osservatori superficiali della società israeliana, potrebbero essere portati a considerarla grezza e volgare, ma con un’analisi più approfondita si scopre che non è così.
Gerusalemme rappresenta convivenza e conflitti, ricchezza e povertà, antico e moderno, laico e religioso, tutto racchiuso in una città sola. Non vi è un giorno di noia qui, si è sempre in attesa di una polemica o di uno scontro. Tant’è vero che gli israeliani dicono sempre: “Quando scoppia una nuova crisi in Israele puoi star pur certo che è iniziata da Gerusalemme”.
Nonostante il caldo si rimane in Israele. Si affronta ogni giorno come una nuova sfida, una nuova opportunità da sfruttare. Si sopporta la rudezza della gente e si scopre che dietro la dura scorza c’è molto da scoprire. Gerusalemme non è diventata quella che i sionisti sognavano più di cent’anni fa. Ma, almeno non è più una visione, è reale e come tale puzza ed è sporca, è inquinata ed è trafficata. Bisogna accettare la città per quello che è. Abbiamo realizzato il sogno che Gerusalemme fosse nostra e libera, ora sta a noi decidere cosa vogliamo che la città diventi: con i suoi pregi e difetti rimane la capitale del popolo ebraico, a cui ci siamo rivolti per 2000 anni. Viverla ogni giorno è il solo modo per conoscerla. Per carpirne i segreti che un distratto turista non saprà mai apprezzare. Ogni angolo della città racchiude una storia che vale la pena di ascoltare. Nel salmo 137, che si recita nei matrimoni ebraici quando si rompe il famoso calice, si dice “Se mi dimenticherò di Gerusalemme, la mia [mano] destra si paralizzerà”. Cosa, allora, saremmo noi senza la nostra destra?

tornano i pomodori


torno dopo una settimana di silenzio dovuta al troppo girare,al lavorare per saving children , un pò alla pigrizia , e tanto a un leggero malessere che mi ha dato abbastanza fastidio.
dicono che qui nei campi della lunigiana cresca la valeriana e forse la mia pace , malgrado abbia avuto parecchio da fare , malgrado la nausea e il mal di stomaco che mi hanno fatto patire parecchio ,è dovuta anche a quella.
ho seguito con molta attenzione , da qui, da lontano ,l'ultima tragedia libanese ( la morte di cinque persone per un albero!), ma sarà la lontananza, sarà la valeriana, mi sembrava tutto un pò velato, come se arrivasse da lontano, non da quel libano che conosco così bene.
intanto qui a virgoletta , dopo un terribile temporale è tornato un cielo terso e bellissimo, pieno di farfalle.
e c'è anche un gran fermento. hanno montato un palco, e giusto davanti a casa mia stasera si fa teatro. (chechov!).
mentre nel mio orto giardino , che per gli scettici ho fotografato, sono nati tre nuovi pomodori , che sono quei tre semi invisibili puntini rossi che si vedono dietro la vascona del giardino....forse ci vuole il microscopio per vederli, ma nella realtà sono belli grandi.
ogni essere umano dovrebbe avere la sua virgoletta. io l'ho trovata.