martedì 27 aprile 2010

Pace

Questa notte c’è stato un gran temporale con tuoni e fulmini e il rumore della pioggia mi ha svegliata ma sono riuscita ugualmente a sonnecchiare tranquilla fino alle nove.
Questa terra di Lunigiana mi dà una pace per me inimmaginabile altrove . Le strade non sono intasate , al Supermarket non c’è mai la fila, il posto da parcheggiare lo si trova sempre.
Anche in banca non c’è mai da aspettare. Così mi son messa Skype nel computer , ho comprato la webcam e Avraham e io abbiamo a lungo parlato al computer .Io qui, lui a Tel Aviv. Vorrei che imparasse che ogni tanto lo studio può andare avanti anche senza di lui , che gli farebbe bene , ogni tanto, venire qui , e che comunque potrebbe tranquillamente mandare avanti il lavoro , ogni tanto, anche da qui.
Riuscirebbe persino a parlare coi clienti e, se proprio ci tiene, anche a vederli.
Chi vive in una grande città come Tel Aviv e in un paese frenetico come Israele sa apprezzare ciò che ti danno questi antichi borghi tranquilli, queste case dai muri di pietra , gli alberi , i boschi , l’aria ossigenata.
Sto bene qui, ma già mi sto preparando al ritorno.

lunedì 26 aprile 2010

Ara Pacis

Un amico mi ha detto-e giustamente - che sto battendo la fiacca e anche che il mio blog sta diventando un pò cupo.
Forse ha ragione anche su quello . Però mi sto riprendendo. Ce la metterò tutta ad essere un pò più ottimista , e da Virgoletta , nel borgo più bello e simpatico del mondo , non è poi così difficile.
Ci ho messo un bel pò a "digerire" le storie dei miei "colleghi" dell'incontro di "Ara Pacis", di questi personaggi incredibili , alcuni famosi, altri illustri sconosciuti , con alle spalle storie straordinarie : dalla Kossowara che ha perso durante la guerra il fidanzato e ha passato anni in prigione , al giovanissimo medico afgano che racconta di bambine date in sposa a vecchi e madri già a nove anni, a Eva , "la gemella di Mendele" che ha deciso di perdonare i nazisti ( ma non le loro azioni) per liberarsi del peso dell'odio, a ex combattenti di guerriglia nell'America centrale, alla mia amica sudana che lavora con tribù locali, a quella afgana che ha creato una scuola per bambine, a Ron Kovic, reduce del Vietnam in carrozzella, dalla cui storia è stato tratto il film di Tom Cruise "Born on the Fourth of July"...
Insomma un'esplosione di energia di gente apparentemente normale , che a volte sembra persino insignificante , eppure ha deciso di lottare per la dignità umana , e lo fa ,giorno per giorno, pagandone il prezzo . Una buona ragione per continuare a credere nell'umanità.
Solo che appena arrivata a Virgoletta mi è venuta una gran fiacca e fino a ieri non ho fatto che dormire.
Forse era troppo ascoltare e cercare di capire.
O forse mi son solo presa solo un pò d'influenza.
Ma come dicevo, ormai sto meglio.

giovedì 22 aprile 2010

Ara Pacis , e di nuovo a Virgoletta

Piove a Virgoletta , e in tutta l'Italia. La casa è umida e ho dovuto accendere il termosifone.
ci casco ogni volta... In Israele faceva talmente caldo .
A Roma , al convegno dell'Ara Pacis ho incontrato persone straordinarie e ascoltato storie terribili.
E il personaggio più straordinario era Eva , una gemella di Mengele , e la sua storia.
la scriverò tra poco per Vanity.
adesso devo stare un pò tranquilla a pensare.
Ho imparato moltissimo , in questi due giorni a Roma.

lunedì 19 aprile 2010

partenza

Anche oggi è stata una giornata molto faticosa, molto dura. Mi sento come se avessi scalato l'Himalaya.
è iniziata con un brusco risveglio, questa mattina, molto presto. Poi mi è venuto in mente perchè .
Alle 10 Avraham se ne è andato, in motorino, con un amico, al cimitero militare , dove ci sono tutte le cerimonie e i discorsi del giorno dei caduti, e una gran folla di amici e conoscenti delle persone sepolte .Ci va sul presto perchè giustamente vuole evitare il traffico che sembra proprio un' ingiustizia a chi va lì a visitare la tomba del proprio figlio.
Anche Eyal , il nostro figlio maggiore , c'è andato in vespa con la moglie , e siccome faceva un gran caldo e c'era il sole si son presi una bella scottatura.
In mancanza di moto Michal c'è andata in macchina.
E io , come tutti gli anni, son rimasta in casa.
E come tutti gli anni , alla sirena, non ho pianto, ma ululato come un'animale.
E poi basta.

Poi è suonato il campanello ed è entrato un amica. E anche Avraham è tornato , e ci è venuto a trovare il comandante di Joni .

Alle 5 eravamo dalla Michal per la cerimonia che fanno tutti gli anni per il passaggio dal giorno dei caduti alla festa dell'Indipendenza. C'erano centinaia di bambini nel sobborgo di Tel Aviv dove loro abitano, ed è stato molto bello.
Omri , il secondo dei nostri cinque nipoti, (9 anni) aveva scritto un dolcissimo discorso che ha letto davanti a tutti , con aria molto sicura: ha parlato dello zio che ama senza aver mai conosciuto . Mi son commossa.
Poi, tanto per gradire, serata con gli Ulmert. Lui mi sembra molto tranquillo.
Spero che le accuse siano infondate. é un amico , gli voglio bene, ed è stato, tutto sommato, un bravo Primo Ministro ( a parte quelle due guerre...) , Bibi e Barak sono molto molto peggio.
E adesso sono quasi le tre di notte. Avrei dovuto partire per Roma alle 6, ma mi hanno spostato il volo alle 9 e 30 per la storia del vulcano. Sarò a Roma due giorni per un Convegno sulla riconciliazione tra popoli nemici con personaggi molto importanti che arrivano da tutto il mondo, Irlanda, Africa , Libano ....
Speriamo bene.
Poi Virgoletta, per un pò di pace (vera).
e anche quest'anno ce l'abbiamo fatta, e siamo ancora qui.

domenica 18 aprile 2010

e gianna mi ha scritto....

Gianna mi ha scritto: "oh, manuela... ma - so che non mi fraintenderai - ma sembra quasi che avere un caduto in guerra sia obbligatoriamente quasi un mestiere, non ci si può sottrarre e scegliere di vivere il proprio lutto in privato? la madre di un caduto sembra costretta a diventare monumento di se stessa, che tristezza manu, e che gabbia! "

Ieri, alla tivù mi hanno chiesto perchè non faccio nulla per ricordare Joni. Gli ho detto che non mi interessa che gli altri ricordino Joni.
Allora , stupito, ( era un uomo) l'anchorman mi ha chiesto perchè.
"perchè" ho risposto " era mio figlio , mio e di nessun altro e mi sembra che parlare di lui in pubblico sia quasi togliere qualcosa a lui, a noi come famiglia , portargli via la sua privacy, l' essere un ragazzo come tanti altri , per me il più bello, il più intelligente , il più di tutto, ma un ragazzo come tanti altri "
Ancora più stupito lui ha insistito : "ma allora cosa chiedi a noi , agli altri, se non ti interessa che venga ricordato? "
" Mi interessa che venga ricordata la sua morte " ho risposto "e che mi diate in cambio un Paese in cui valga la pena di vivere.

Questo, per me , è l'unico modo in cui posso gestire questa sofferenza grande, senza sentirmi in gabbia.

yom ha ziharon

Oggi è il nostro memorial day ,yom haziharon, il giorno del ricordo dei caduti in guerra.
La mia giornata è iniziata con una trasmissione radiofonica, ed è proseguita nel pomeriggio con una televisiva.
Poi me ne sono tornata a casa e la sera invece sono arrivati gli amici, in due gruppi diversi, e sono rimasti fino ad ora, a mezzanotte.
Sono stanchissima, come se avessi fatto chissà che e invece ho fatto poco o niente. Stanca di parlare , spiegare, raccontare, preparare tazze di tè e caffè e offrire dolci..
Domani mattina Avraham si alza presto , per incontrare i ragazzi al cimitero , alle 11 c'è la sirena e i cimiteri sono zeppi di gente.Quando cominciano i discorsi, lui se ne va.
Io invece rimango a casa, da sola, e mi metto nella stanza più lontana dalla strada , perchè nessuno mi senta, e poi urlo in pace, da sola, la mia tristezza per la morte inutile di mio figlio. Faccio così ormai da dodici anni.

giovedì 15 aprile 2010

tra vent'anni

Tra vent'anni, sostiene un ricercatore israeliano, numeri alla mano, gli israeliani saranno dei gran ignoranti anche se saranno molto esperti in materie religiose.
Secondo la relazione dell'Istituto Taub che verrà presentato per la festa nazionale d'Indipendenza , il futuro della popolazione israeliana sarà il seguente: tra vent'anni il 78% degli abitanti saranno o "Haredim" cioè ultra religiosi, o arabi, e solo il 14% studieranno in scuole normali.
Il numero dei disoccupati tra i "haredim" tra i 35 e i 45 anni dal 1979 al 2008 è cresciuto dal 21% al 65%, tra gli arabi dal 21% al 27%.
E siccome solo il 14% della popolazione , tra vent'anni farà il servizio militare ( e manterrà il resto della popolazione) , i miei figli e nipoti dovranno, immagino, ingaggiare un esercito mercenario o scappare a gambe levate , lasciando qui la popolazione che c'era prima della creazione dello Stato d'Israele : cioè arabi e haredim.
Farheneit 451 .
Consolante, per chi è venuto a vivere in Israele per sionismo ( io, per esempio)

mercoledì 14 aprile 2010

ieri alla tivù

Ieri ero alla televisione (israeliana) per una discussione su quello che si può dire a una madre che ha appena perso un figlio , e quello che non si può ...e cosa le è permesso dire a sua volta.
Io sostenevo che le si può dire qualsiasi cosa e ogni madre può usare i suoi cinque minuti di popolarità come le sembra giusto.
Così ho fatto io.
E così ha fatto Miriam Peretz , che su facebook un giornalista di Ha'arez ha detto "fascista ".( è scoppiato uno scandalo e molti abbonamenti a Ha'aretz sono stati annullati per protesta)
Bè , forse fascista nel senso stretto del termine no, ma molto molto di destra , questo sì.
E fiera , in qualche modo, di aver perso ben due figli.
A me , che la penso in modo ben diverso, fa venire i brividi. E la discussione mi sembra molto macabra, e ancora più macabra perchè molto normale, qui in Israele.
Poi ho ricordato le lettere di insulti ricevuti per la mia attività per il ritiro dal Libano che non fecero granchè scandalo , nè preoccuparono nessuno.
Tanto hanno vinto loro . Ho detto ieri .
Ormai sono la maggioranza. E diventano lentamente la stragrande maggioranza.
Ma la trasmissione ormai era finita.

domenica 11 aprile 2010

tutto chiuso

Alle cinque del pomeriggio ero fuori....con una mia amica abbiamo deciso di fermarci a mangiare un panino e a bere un caffè, ma i bar erano già tutti chiusi.
C'è l'obbligo di chiudere tutto, ristoranti, bar, cinema e teatri, tutto tutto tutto entro le cinque del pomeriggio, e verso le otto di sera cominciano le cerimonie del giorno della Shoà.
Io continuo ad affidarmi ai miei grandissimi maestri di dolore: Primo Levi e Anna Frank e anche Giorgio Bassani, maestri di understatement- i sei milioni erano persone normali, buone e cattive, ricche e povere, simpatiche e antipatiche e per me è giusto ricordarle così, senza pathos , grandi cerimoniali o sventolare di bandiere.
Solo sei milioni di nomi.
E pazienza se rimane aperto un bar.
Odio la sofferenza di Stato.

sabato 10 aprile 2010

dieci giorni

Da domani cominciano una decina di giorni difficili.
Si parte con il giorno della Shoà ( già oggi i giornali sono piene di storie di sopravissuti ), poi si passa al giorno del ricordo dei caduti in guerra , e il giorno dopo iniziano i festeggiamenti per la Festa dell'Indipendenza.
La sequenza non è casuale.
E poi in realtà il giorno della Shoà , tanto per gradire, si ricorda due volte, anche insieme alla data che si usa nel resto del mondo.
E mi sembra che ai bambini , ma anche a tanti adulti , gli si sia tutto mescolato, shoà e guerre , indipendenza , tragedie, morte, sangue , di nuovo morte , come se non importasse più l'ordine , come se fossero la stessa cosa, il nostro passato e il nostro futuro ,il nostro presente e il nostro destino. Io lo trovo insopportabile, questo Ahmadinajad che diventa tutt'uno con Hitler . Trovo insopportabile i viaggi delle scuole ad Aushwitz , il cerimoniale , i discorsi.( Ci vanno, durante l'anno, tutte le scuole , e i ragazzini si fanno dei gran pianti e poi discorsi lacrimosi e "patriottici " con sventolamento di bandiere..)
Non sopporto che i nostri bambini crescano nella paura.
E diventino adulti che non sanno vivere che con la paura.

giovedì 8 aprile 2010

una giornata qualunque

Dopo due giorni di influenza , finalmente oggi sono tornata a una vita quasi normale.
Il tempo è bellissimo. Domani e sabato voglio andare al mare.
Ma intanto mi riguardo per bene il giornale.
Prima pagina : Olmert che si trova in Spagna in vacanza, pare sia implicato in una storia di corruzione e appalti a Gerusalemme e c'è chi dice che potrebbe essere persino arrestato al suo arrivo!
Seconda pagina : un generale in pensione è arrestato per traffico di organi.
Radio e tivù: Il Shin Bet ( L'agenzia per la sicurezza e il controspionaggio) che per quattro mesi ha nascosto gli arresti domiciliari di una giovanissima giornalista , Anat Kam, che durante il servizio militare aveva trafugato (pare) ben 2000 documenti segreti , è obbligato dal tribunale a rivelarne il nome .
La censura ha trasformato la giovane in un'eroina ( non lo è) . Rischia addirittura l'ergastolo...
Parte dei documenti, esplosivi, erano stati pubblicati dal giornalista Uri Blau che da quattro mesi non torna in Israele per non venire arrestato.
C'è da diventare matti.
Vado a letto.

bellissimo articolo, in inglese, di gideon levy

So where did you spend Passover? Tens of thousands of Israelis were in Sinai. They ignored the Counter-Terrorism Bureau's warning, yet returned home safe and sound. Other Israelis - wait until you hear this - visited Cairo. I repeat: Cairo! They too returned tired but happy. They too did not heed the warnings. Haaretz's foreign news editor, for example, went to Egypt with his wife and four small children for the holiday. He identified himself as an Israeli everywhere he went, and believe it or not, was made to feel welcome.



Other Israelis traveled to other forbidden places all over the globe, including Turkey, and not a hair on their heads was harmed. They'd all had enough of the frightening campaigns.



Unintentionally, this world travel has become a kind of civil protest, a quiet uprising against the terror campaigns, a sort of rebellion that should be encouraged. In a brainwashed, blind, automatically obedient society, even this is something. It's not merely the Israelis' leisure culture, but the essence of their being. We are all surrounded by a phalanx of fear agents and dread brokers, suspicion marketers and anxiety propagandists. An army of generals and analysts, politicians and security specialists, all mobilized for one purpose - to infuse our life with terror.



It's time to free ourselves of their yoke. It's not that there aren't any dangers, or that we don't need warning or security apparatuses, but they must not be the only influences. The voice of thunder from Jerusalem, willfully blown up and exaggerated, is the only voice we hear, without a trace of an alternative - a voice of normality, sanity, optimism and hope. This applies as much to our next vacation as it does to Israel's next step in the peace process.



Spreading horror is a widespread, familiar practice in regimes that Israel does not want to resemble. Fear is the resort of the despot, a way to create false unity and prevent daring moves. Fear also feeds xenophobia, putting domestic problems out of people's minds whether the foe is real or imagined. From Hamas' armament to the tunnels to accusations that foreign workers and refugees spread crime and disease, from the Iranian nuclear threat to swine flu - all are tried-and-true methods of intimidation by exaggeration.



If we leave the Golan, missiles will land on Rosh Pina; if we withdraw from Yitzhar, Katyusha rockets will fall on our heads in the Dan region. Unless we bombard Iran, we'll be blown up ourselves; if we lift the blockade on Gaza, Ashkelon will be destroyed. There may be a grain of truth in all these threats and predictions, but when a no less threatening scenario is provided, it is easy to wonder why exactly we need all this.



For a long time we haven't had a statesman in these parts who has spread hope. Benjamin Netanyahu is the latest candidate for that position, but he's not the only one who has instead become an agent of fear; that is the job of almost anyone who has access to the public at large. Auschwitz is on the doorstep all the time, and everything is terribly dangerous. We must get an Iron Dome and gas masks, immigration police and vaccinations for everyone, whether necessary or not. We must not travel, must not speak Hebrew, certainly must not withdraw from anywhere. Countless apparatuses specializing in spreading fear are at work, without a single agent of normality to balance them.



There is nobody in Israel to tell us what will happen if we stop fighting with the rest of the world. Everyone is analyzing only the dangers and risks. You'll never hear anyone analyzing the chances and opportunities. Nobody is talking about a possible utopia - of being integrated into the space around us and being accepted by the world, of traveling by car to Europe, of enjoying the prosperity and security that ending the occupation would bring. The voices we hear tell us none of that. It might infuse people with hope, and that is dangerous.



Now the first crack has opened in the intimidation wall - a 36 percent increase in the number of travelers to Sinai. It seems like a small matter, but perhaps it will lead to opening additional daring cracks. If we didn't heed the scaremongers, if we went to Sinai and it was great, maybe we should try a few more things. Perhaps we could live with an Iranian nuclear bomb, without initiating an attack. Perhaps withdrawing from the Golan isn't as dangerous as they tell us. Perhaps lifting the Gaza blockade will be good for Israel, and recognizing Hamas will be a blessing.



And above all, heaven help us, maybe peace is a good thing, something that consists of more than just the existential dangers about which we're constantly being warned.



So we ignored the warnings and went to Sinai? Let's ignore some other imaginary fears too.

martedì 6 aprile 2010

nostalgia...di gianna taverna

A tan sólo hora y media de viaje desde Quito, la capital, llegarás a Tierra del Volcán situado a 3.500 m de altura y a cinco minutos del Parque Nacional Cotopaxi, cuyo nombre se debe a que en su interior se encuentra el volcán nevado activo más "lto del mundo (5.897 m), EL COTOPAXI .

Questo recitava la pagina "Como llegar". Mi era presa una nostalgia terribile.
Non è facile, non è proprio possibile trovare una spiegazione, ma mi capita di avere una terribile nostalgia di luoghi che non ho mai visto, insieme ad una ferma quanto insensata consapevolezza di appartenere - in qualche misura - a quei luoghi.
Mi succede con remote zone dell'America Latina, dove sicuramente mai metterò piede.
Mi succede con Israele e con i luoghi dell'ebraismo in generale. Tanto che un'amica arteterapeuta israeliana un giorno mi ha detto "tu dofefi essere una di olocausto", con quello strano accento un po' crucco degli israeliani. La mia amica Dviri direbbe che sono solo suonata.
Beh, quando mi sono imbattuta nelle foto di quel luogo - prima su Facebook e poi sul sito del "tambo" - ho provato una stretta al cuore, un desiderio forte di tornare.
E', più che un desiderio - un desiderio è al positivo - un senso di mancanza, lontananza, deprivazione.
Nei confronti dell'America Latina l'ho provato per la prima volta, e in maniera stordente, leggendo "I fiumi profondi" di José Maria Arguedas. Descriveva le mura, le pietre calde del Cuzco, ed io me le ricordavo, sentivo quel calore.
Un po' schizofrenica? Mi sto dando delle arie? No, credo che sia sempre la stessa storia del mio "io poroso" (se avessi ancora tutti i miei neuroni capirei quello che voglio dire): un eccesso di empatia, non collusivo ma comunque di una "acutezza" fuori dal comune.
Ognuno ha i suoi doni ed i suoi danni.

fine della festa

Finalmente anche Pasqua è finita e sono una donna libera... da oggi si ricomincia a mangiare il pane ( fino a ieri era il diavolo impersonato!) non che a me fosse molto mancato.
Durante le vacanze di Pasqua il Nostro , il grande grandissimo , l'eccelso Bibi, è andato con i due figli e la zarina Sara a fare un giro al Nord "nei luoghi della nostra storia ".
La zarina , che in realtà dirige il governo ( neanche tanto dietro le quinte) era in maglietta rosa e cinturino dell'orologio in tinta , sempre a manina, per carità , del marito, il suo prigioniero . Al seguito i due figli che avevanoun'aria disperata e dietro una ventina di uomini della sicurezza , che sembrava una foto di certi dittatori di una volta, nell'America del sud. Dicono che anche il figlio soldato, poveretto , abbia una guardia armata al seguito , dietro richiesta della madre, cosa mai vista in Israele.
E a lei è scappato un gran sorriso smagliante alla Miss Piggy.
Non ce la fa proprio, lo sa di essere nell'occhio del ciclone , ma quando vede un flash , non resiste.
In loro onore , buona parte del nord era stato " chiuso al pubblico"
E di nuovo grazie, Bibi.
Grazie Sara.


Partiti gli ospiti , mi sono rimessa al computer, a scrivere, pensare, lavorare, ripulire la casa per ripulire anche la mente.
In Israele tutti , chi per una ragione, chi per un'altra, dicono che questo è un bruttissimo anno, uno dei peggiori della nostra (brevissima) storia.

sabato 3 aprile 2010

stanca

Stanca stanca stanca.
Sono stanca di feste , rivoglio indietro la mia vita normale.
Oggi sono di nuovo in cucina , di nuovo a un gran pranzo di famiglia , con figli e nipoti, domani , e babysitter delle gemelle durante il giorno, oggi .
Non ho più la fibra di una volta, dormo meno, mi sveglio presto.
Ma sono contenta. Anzi, vado subito a fare ordine , che la casa fa schifo e smetto di brontolare, che mi sembra di essere diventata mia madre . ( la cui casa sarebbe già perfettamene in ordine)