domenica 12 giugno 2011

appello dei giovani di gaza

grazie a Vittorio Viterbo per avermi fatto scoprire questo straordinario documento.


Manifesto GYBO (Gaza youth breaks out). Appello disperato dei giovani di Gaza
pubblicata da Madre terra fratello clandestino il giorno martedì 26 aprile 2011 alle ore 17.52

Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo ONU. Vaffanculo UNWRA. Vaffanculo USA! Noi, i giovani di Gaza, siamo stufi di Israele, di Hamas, dell'occupazione, delle violazioni dei diritti umani e dell'indifferenza della comunità internazionale!



Vogliamo urlare per rompere il muro di silenzio, ingiustizia e indifferenza, come gli F16 israeliani rompono il muro del suono; vogliamo urlare con tutta la forza delle nostre anime per sfogare l'immensa frustrazione che ci consuma per la situazione del cazzo in cui viviamo; siamo come pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo, dove non c'è spazio né per la speranza né per la libertà.



Ci siamo rotti i coglioni di rimanere imbrigliati in questa guerra politica; ci siamo rotti i coglioni delle notti nere come il carbone con gli aerei che sorvolano le nostre case; siamo stomacati dall'uccisione di contadini innocenti nella buffer zone, colpevoli solo di stare lavorando le loro terre; ci siamo rotti i coglioni degli uomini barbuti che se ne vanno in giro con le loro armi abusando del loro potere, picchiando o incarcerando i giovani colpevoli solo di manifestare per ciò in cui credono; ci siamo rotti i coglioni del muro della vergogna che ci separa dal resto del nostro Paese tenendoci ingabbiati in un pezzo di terra grande quanto un francobollo; e ci siamo rotti i coglioni di chi ci dipinge come terroristi, fanatici fatti in casa con le bombe in tasca e il maligno negli occhi; abbiamo le palle piene dell'indifferenza da parte della comunità internazionale, i cosiddetti esperti in esprimere sconcerto e stilare risoluzioni, ma codardi nel mettere in pratica qualsiasi cosa su cui si trovino d'accordo; ci siamo rotti i coglioni di vivere una vita di merda, imprigionati dagli israeliani, picchiati da Hamas e completamente ignorati dal resto del mondo.



C'è una rivoluzione che cresce dentro di noi, un'immensa insoddisfazione e frustrazione che ci distruggerà a meno che non troviamo un modo per canalizzare questa energia in qualcosa che possa sfidare lo status quo e ridarci la speranza. La goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo tremare i nostri cuori per la frustrazione e la disperazione è stata quando il 30 Novembre gli uomini di Hamas sono intervenuti allo Sharek Youth Forum, un'organizzazione di giovani molto seguita con fucili, menzogne e violenza, buttando tutti i volontari fuori incarcerandone alcuni, e proibendo allo Sharek di continuare a lavorare.



Alcuni giorni dopo, alcuni dimostranti davanti alla sede dello Sharek sono stati picchiati, altri incarcerati. Stiamo davvero vivendo un incubo dentro un incubo. E' difficile trovare le parole per descrivere le pressioni a cui siamo sottoposti. Siamo sopravvissuti a malapena all'Operazione Piombo Fuso, in cui Israele ci ha bombardati di brutto con molta efficacia, distruggendo migliaia di case e ancora più persone e sogni. Non si sono sbarazzati di Hamas, come speravano, ma ci hanno spaventati a morte per sempre, facendoci tutti ammalare di sindromi post-traumatiche visto che non avevamo nessuno posto dove rifugiarci.



Siamo giovani dai cuori pesanti. Ci portiamo dentro una pesantezza così immensa che rende difficile anche solo godersi un tramonto. Come possiamo godere di un tramonto quando le nuvole dipingono l'orizzonte di nero e orribili ricordi del passato riaffiorano alla mente ogni volta che chiudiamo gli occhi? Sorridiamo per nascondere il dolore. Ridiamo per dimenticare la guerra. Teniamo alta la speranza per evitare di suicidarci qui e adesso. Durante la guerra abbiamo avuto la netta sensazione che Israele voglia cancellarci dalla faccia della Terra. Negli ultimi anni Hamas ha fatto di tutto per controllare i nostri pensieri, comportamenti e aspirazioni. Siamo una generazione di giovani abituati ad affrontare i missili, a portare a termine la missione impossibile di vivere una vita normale e sana, a malapena tollerata da una enorme organizzazione che ha diffuso nella nostra società un cancro maligno, causando la distruzione e la morte di ogni cellula vivente, di ogni pensiero e sogno che si trovasse sulla sua strada, oltre che la paralisi della gente a causa del suo regime di terrore.



Per non parlare della prigione in cui viviamo, una prigione giustificata e sostenuta da un paese cosiddetto democratico. La storia si ripete nel modo più crudele e non frega niente a nessuno. Abbiamo paura. Qui a Gaza abbiamo paura di essere incarcerati, picchiati, torturati, bombardati, uccisi. Abbiamo paura di vivere, perché dobbiamo soppesare con cautela ogni piccolo passo che facciamo, viviamo tra proibizioni di ogni tipo, non possiamo muoverci come vogliamo, né dire ciò che vogliamo, né fare ciò che vogliamo, a volte non possiamo neanche pensare ciò che vogliamo perché l'occupazione ci ha occupato il cervello e il cuore in modo così orribile che fa male e ci fa venire voglia di piangere lacrime infinite di frustrazione e rabbia! Non vogliamo odiare, non vogliamo sentire questi sentimenti, non vogliamo più essere vittime.



BASTA! Basta dolore, basta lacrime, basta sofferenza, basta controllo, proibizioni, giustificazioni ingiuste, terrore, torture, scuse, bombardamenti, notti insonni, civili morti, ricordi neri, futuro orribile, presente che ti spezza il cuore, politica perversa, politici fanatici, stronzate religiose, basta incarcerazioni! DICIAMO BASTA! Questo non è il futuro che vogliamo!



Vogliamo tre cose. Vogliamo essere liberi. Vogliamo poter vivere una vita normale. Vogliamo la pace. E' chiedere troppo? Siamo un movimento per la pace fatto dai giovani di Gaza e da chiunque altro li voglia sostenere e non si darà pace finché la verità su Gaza non venga fuori e tutti ne siano a conoscenza, in modo tale che il silenzio-assenso e l'indifferenza urlata non siano più accettabili.



Questo è il manifesto dei giovani di Gaza per il cambiamento! Inizieremo con la distruzione dell'occupazione che ci circonda, ci libereremo da questo carcere mentale per riguadagnarci la nostra dignità e il rispetto di noi stessi. Andremo avanti a testa alta anche quando ci opporranno resistenza. Lavoreremo giorno e notte per cambiare le miserabili condizioni di vita in cui viviamo. Costruiremo sogni dove incontreremo muri. Speriamo solo che tu - sì, proprio tu che adesso stai leggendo questo manifesto!- ci supporterai.



Per sapere come, per favore lasciate un messaggio o contattaci direttamente a freegazayouth@hotmail.com.



Vogliamo essere liberi, vogliamo vivere, vogliamo la pace. LIBERTA' PER I GIOVANI DI GAZA!



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Gruppo Facebook GYBO: http://www.facebook.com/pages/Gaza-youth-breaks-out-%D8%B4%D8%A8%D8%A7%D8%A8-%D8%BA%D8%B2%D8%A9-%D9%84%D9%84%D8%AA%D8%BA%D9%8A%D9%8A%D8%B1/178910458815800
Il Manifesto GYBO dei giovani di Gazaguerrillaradio.iobloggo.com
Si ripercuote e si propaga alla velocità di 4 Megabit al secondo nell’unico spazio di Gaza non ancora assediato, nel web, il cyber-urlo di rabbia di una generazione di giovani palestinesi oppressa da un nemico esterno e soffoc...

sabato 11 giugno 2011

tre del mattino

e non riesco ad addormentarmi... forse ho dormito troppo di sabato.
nel post di alcuni giorni fa qualcuno mi chiedeva se la mia angoscia dipendesse proprio da israele e non avesse altre ragioni.
in tutta sincerità devo rispondere che non riesco a dividere le mie angosce personali da quelle, come dire, nazionali, o persino universali,sono troppo legate l'una all'altra, quasi indivisibili.
la persona che commentava (e vive come me in Israele) sctriveva che questo Paese è dinamico e bellissimo , e lo è .
Che Tel Aviv lo è ancora di più.
e lo è.
che è ottimista.
E lo è.
Ma l'ottimismo israeliano non è ottimismo, è qualcos'altro , è vivere il momento.
siamo un Paese che sprizza energia , ma siamo siamo anche un paese di gente agressiva , a volte paranoica.
questo è quello che mi viene di dire alle tre ( e sette minuti) di mattina.

mercoledì 8 giugno 2011

dal fatto quotidiano

il Fatto 8.6.11
“Netanyahu e Barak, i piromani della pace”
L’attivista e scrittrice Manuela Dviri racconta la strategia incendiaria del duo di governo a Gerusalemme
di Roberta Zunini

Manuela Dviri vive a Tel Aviv, una città bifronte dove sul lungomare impazza la movida e nel centro le strategie militari. Nella capitale amministrativa israeliana sorge il quartier generale della Difesa. Qui vengono prese decisioni che si traducono in comandi per l’esercito. Nella stessa città dove vive il ministro della Difesa, Ehud Barak, la scrittrice italo-israeliana porta avanti la sua battaglia per aiutare i bambini palestinesi che non possono essere curati in Cisgiordania, facendoli ricoverare in ospedali israleiani. Il suo progetto “saving children” va avanti anche grazie alle tante donazioni fatte in Italia. Dviri che ha perso un figlio 26enne durante la guerra libanese, è stato una delle attiviste per l’uscita di Israele dal Libano.
“CI DICEVANO che con il nostro impegno minacciavamo la sicurezza del nostro paese, ma non è stato così. Dopo il ritiro dal Libano la situazione non è peggiorata”. Ciò che sta mettendo in pericolo Israele invece è l’atteggiamento cinico del premier Netanyahu e del ministro della difesa Barak. “Come ha denunciato pubblicamente l’ex direttore del Mossad, il generale Meir Dagan, entrambi sono pericolosi, una coppia di piromani che attraverso il cinismo e la spregiudicatezza stanno portando Israele verso una strada senza uscita”. Secondo l’ex direttore dei servizi israeliani, Israele rischia di precipitare in una guerra con l’Iran per il carrierismo di Bibi e la visione militarecentrica di Barak.“Sono d’accordo con Dagan, che non è certo uno stinco di santo. Se proprio lui ha sentito la necessità di rivelare le sue paure a proposito delle prese di posizione della leadership israeliana, significa che è arrivato il momento di cambiare rotta”. Quali sono i principali ostacoli da rimuovere? “Di ostacoli ce ne sono molti ma il vero problema è l’indifferenza degli israeliani. La gente mediamente sta bene e preferisce pensare ad altro, per questo ha aderito al comportamento imbelle di Netanyahu che vuole mantenere il più a lungo possibile lo status quo. In ebraico c’è un proverbio che dice: ‘vuole mangiare il dolce e lasciarlo intero’. Ecco il premier agisce proprio così”.
A sentire la Dviri è arrivato il momento di rischiare perché comunque le cose non possono rimanere così “Persino i coloni in Cisgiordania si stanno rendendo conto che a partire da settembre, quando i palestinesi dichiareranno unilateralmente la nascita della Palestina, qualcosa inizierà a cambiare. L’altro giorno sono stata a un funerale in una colonia in Cisgiordania e alla mia domanda sul perché il cimitero fosse così piccolo, ho avuto questa risposta: perché quando ce ne andremo non vogliamo lasciare qui i nostri morti”.
La villa nella giungla (come un’espressione, spesso usata da Barak, definisce Israele rispetto al Medio Oriente, ndr) sarà comunque spazzata dal vento della primavera araba.

martedì 7 giugno 2011

tutti mi sgridano

.. perchè scrivo poco nel blog e un pò batto la fiacca, ma la realtà è che devo fare troppe cose
a) ospitare figli e nipoti tutti i fine settimana a pranzo o a cena o entrambi , è bellissimo , mi piace, ma è faticoso
b) babysitterare l'ultima nata, Maia , la cui madre è tornata più o meno a lavorare e quando deve andare in tribunale me la porta ..
3) lavorare per "saving children" che ha bisogno assoluto di fondi che sto cercando affannosamente
4) scrivere
5) andare a virgoletta !!!!!!!!!!!!!
6) ospitare amici a virgoletta
7) lavorare per wallingo, il progetto di arte povera che stiamo mandando avanti la mia amica aliza ed io.
no, non mi faccio pena, sono una donna fortunata.

solo che oltre a questo , continuo a vivere nell'angoscia di questo paese che vive sull'orlo del baratro come se fosse cosa normale ... e non riesco ad accettarlo.
a volte, a forza di pensarci, la notte non riesco ad addormentarmi. e ho paura di scriverne perchè l'angoscia trasformata in parole fa ancora più paura.