sabato 15 ottobre 2011

un mio articolo per gq

http://www.gqitalia.it/viral-news/articles/2011/10/gilad-shalit-sara-liberato-scambio-di-prigionieri-israele-hamas-manuela-dviri-per-gq
Il ritorno a casa di Gilad Shalit. E quella promessa fatta a ogni ebreo: un intero popolo è pronto a lottare per te
12 ott 2011 — Manuela Dviri

Gilad Shalit, il soldato israeliano da 5 anni e 4 mesi nelle mani di Hamas, tornerà a casa presto: Israele ha acconsentito a uno scambio con 1027 prigionieri. Un prezzo troppo alto? No, spiega l'editorialista di GQ Manuela Dviri. Perché "Israel arevim ze ba ze": ogni ebreo è responsabile per tutto il resto del popolo. Ed è pronto a ogni sacrificio per salvare un altro ebreo


--------------------------------------------------------------------------------

Era sera quando improvvisamente sono state interrotte tutte le trasmissioni radiofoniche e televisive. Per un attimo ho avuto paura. Di solito succede per gli attentati o per le guerre. Invece è stata solennemente e gioiosamente annunciata la prossima liberazione, anzi, "il ritorno a casa", del giovane soldato Gilad Shalit, prigioniero a Gaza in totale isolamento per ben cinque anni e quattro mesi, in cambio di 1027 prigionieri palestinesi. Mi sono commossa.

E lo spazio si è riempito subito di parole, come sempre succede in questi casi, perché adesso e non prima, qual è il prezzo da pagare, se non la pagheremo cara in futuro...

Eppure, incredibilmente, nell'opinione pubblica c'è pochissima opposizione allo scambio: 1.000 prigionieri palestinesi per un solo soldato non sembrano affatto un prezzo troppo alto da pagare.

La risposta forse la si può trovare in un concetto del tutto ebraico: "Israel arevim ze ba ze", cioè ogni ebreo è responsabile dell'altro, è garante dell'altro. O, meglio, ogni ebreo è responsabile di tutto il resto del popolo. In questo caso vuol anche dire che ogni soldato che parte per combattere deve sapere che un intero popolo lotterà per lui, se mai ce ne sarà bisogno.

Adesso non resta che attendere il ritorno di Gilad, tra qualche giorno.

Una delle condizioni dello scambio era che Gilad stesse relativamente bene. E questa è la tacita domanda che leggi negli occhi dei genitori, nei loro visi per la prima volta sorridenti e poi subito di nuovo contratti. Sognano, lo capisci, una vita normale. Del tutto anonima, tranquilla: nella guerra di Kippur, esattamente 38 anni fa, Noam Shalit, il padre di Gilad, aveva perso un fratello gemello, Yoel.

Penso che se potesse , urlerebbe "adesso basta"

3 commenti:

  1. manuela,e se ,Dio non voglia,dovesse essere morto?
    Giadina

    RispondiElimina
  2. Se la famiglia Schalit se ne fosse restata a casa ai suoi figli non sarebbe successo niente, da bravi approfittatori meschini pensavano di far fortuna rubando la terra altrui...e mal gliene incolse!!!!

    RispondiElimina