martedì 9 marzo 2010

e voi cosa avreste fatto?

I CARABINIERI ANTINAZISTI, STORIA D’ONORE E DEPORTAZIONI

di Tobia Zevi



Gli ebrei di Roma non potranno mai dimenticare il 16 ottobre 1943. In questa giornata, che Giacomo Debenedetti ha scolpito in un meraviglioso racconto, 1022 di loro furono rastrellati per le vie del Ghetto e di tutta la capitale, e tra questi solamente quindici sarebbero sopravvissuti ai campi di sterminio. A questa tragedia il cinema italiano ha dedicato pagine memorabili e la Comunità di Sant’Egidio una marcia annuale attraverso le vie della città. Molti testimoni continuano narrare gli avvenimenti.

C’è però un’altra storia, per certi versi complementare, che merita di essere raccontata. Si tratta della deportazione dei carabinieri romani nei campi nazisti, ricostruita con grande cura da Anna Maria Casavola, ricercatrice del Museo della Liberazione di via Tasso, nel volume «7 ottobre 1943» (Studium, pp. 320, euro 16). Dopo l’armistizio i carabinieri si trovarono in una condizione particolare: essi erano parte di un corpo combattente di un esercito nemico della Germania, ma avevano anche la responsabilità della pubblica sicurezza al servizio delle truppe occupanti. Dopo aspri combattimenti alla Magliana fin dalla sera dell’Otto settembre, Roma fu completamente in mani tedesche tre giorni più tardi. Ed è a questo punto che i carabinieri cominciarono a svolgere piccole azioni di resistenza, allo scopo di proteggere la popolazione romana.

I militari sabotarono armi che sarebbero finite ai nazisti e avvertirono molti romani che stavano per essere arrestati. Kappler, comandante delle SS di Roma e dominus della città, non si fidava di loro, e per questa ragione ritenne di far cominciare la deportazione dei cittadini romani proprio da loro. Prima i carabinieri, poi gli ebrei. I rastrellamenti sarebbero dovuti iniziare il 25 settembre, mentre poi passò qualche giorno a causa dei cinquanta chili d’oro che i nazisti chiesero alla Comunità ebraica come diversivo.

Il 6 ottobre arrivò a Roma il generale Graziani, Ministro della Difesa della Repubblica sociale italiana, per aiutare i tedeschi nelle operazioni. Questi diede immediatamente ordine a Casimiro Delfini, capo dei carabinieri di Roma, di disarmare tutti i suoi uomini in città e di convocarli nelle caserme. Molti, resisi conto della situazione, non si presentarono. Il 7 ottobre tra i 2000 e i 2500 militari vennero caricati fino alle stazioni di Trastevere e Ostiense e da qui deportati al nord. I soldati semplici furono messi ai lavori forzati per il Reich in Austria, mentre gli ufficiali in campi appositamente destinati in Polonia. In tutta Italia furono 5000 i carabinieri catturati negli stessi giorni, e tra questi 613 morirono per la fame, gli stenti, le sevizie, la prigionia.

La maggior parte dei carabinieri italiani – come tutti i militari – rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale e di asservirsi all’occupante straniero, pagando spesso questa scelta con la vita.

Perché può essere utile recuperare questa vicenda nel 2010? Innanzitutto per tributare il giusto onore a uomini che furono leali e straordinariamente coraggiosi, e che alleviarono le sofferenze della gente. Inoltre perché, a dieci anni dall’istituzione della Giornata della Memoria, ci si chiede come rendere questo momento di riflessione qualcosa di vivo, evitando che si trasformi in un rituale stanco e uguale a sé stesso. E da questo punto di vista vanno sempre ricercati nuovi angoli, altre prospettive e pagine di memoria ignote.

Infine perché, mentre diminuiscono i testimoni oculari, lo sforzo principale va rivolto ai giovani, più distanti da questa storia anche emotivamente. Per loro occorre puntare sulla responsabilità: come mi sarei comportato se fossi stato un poliziotto, un maestro, un funzionario pubblico, o un vicino, un collega, un compagno di banco di una persona perseguitata? Un personaggio qualunque di quella zona grigia che fa la storia? Sarei stato coraggioso? Avrei rischiato solamente per il mio senso di giustizia? E oggi, di fronte alle tante tragedie che accadono nel mondo, sto facendo qualcosa? È per rispondere con sincerità a queste domande che occorre raccontare la vicenda gloriosa dei carabinieri romani, deportati nei lager nazisti.

2 commenti:

  1. io dico che...piu' ne so' e meglio e' perche' voglio esserci nel raccontare bene quando mio figlio mi chiedera' dell'olocausto...e che la domanda me la sono posta gia' piu' volte,ma non so' ancora la risposta.Grazie d'avermi dato anche questo "pezzo",grazie davvero.Chiara

    RispondiElimina
  2. Da moglie e mamma di carabiniere...grazie.

    RispondiElimina